Chi conosce SpinnIt da un po’, o ha spulciato per bene online, saprà che prima di essere una pagina Instagram che crea immagini divertenti, SpinnIt è un progetto di divulgazione musicale.
Ci piace parlare di musica e, soprattutto, aiutarvi a scoprirne di nuova.
Per questo motivo ho selezionato - io, protofra - tre album che negli ultimi giorni hanno catturato completamente la mia attenzione.
An Ever Changing View - Matthew Halsall
Uscito lo scorso 8 settembre, An Ever Changing View, è il disco che mi ha fatto venire voglia di scrivere questa newsletter.
Qui siamo davvero di fronte ad un caso di incantagione, perché, dopo aver schiacciato play, la prima volta questo album mi ha del tutto stregato.
Avete presente Plantasia di Mort Garson: il disco per le piante? (Ne abbiamo parlato in maniera approfondita qui anni ed anni fa, se voleste saperne di più). Ecco, questo album di Matthiew Halsall è Plantasia se fosse stato scritto dalle piante per noi essere umani.
Ascoltandolo si viene catapultati nella natura: una esperienza catartica ed estatica in cui tutti i suoni che recepiamo sembrano avere la sola funzione di trasmetterci pace e serenità.
Non dico che ascoltarlo è come farsi una seduta di meditazione, come potrebbe suggerire il maestro Battiato, ma non ci va molto lontano.
Lo stesso Halsall, infatti, parla di An Ever Changing View come di un tentativo di escapismo musicale.
È un album sperimentale e complesso ma che arriva in maniera semplice.
Nonostante un range sonoro ampio e tecniche di produzione intricate, il risultato è un disco ambient a metà fra l’elettronica e il jazz con suoni soffici che cullano le nostre orecchie e vanno a toccare la parte della nostra anima che ricerca pace e quiete.
Una carezza musicale al nostro spirito, in pratica.
Ascoltatelo dall’inizio alla fine. Poi ripetete.
Minari - Gianni Brezzo & Bokoya
Il secondo disco di questo trittico è Minari, nato dalla collaborazione fra Bokoya e Gianni Brezzo.
Bokoya si definiscono una drum machine umana a quattro teste che suona beat improvvisati. Una formazione che produce un mischione che, partendo da una matrice jazz - quantomeno nell’attitude, visto che sono tutti jazzisti - si snoda fra hip-hop, kraut, dub ed ambient.
Gianni Brezzo, dal canto suo, si muove in uno spettro musicale per certi aspetti più leggero, ma non meno interessante, con una produzione assimilabile a quella di BADBADNOTGOOD, Surprise Chief, El Michel Affair. Abbiamo parlato di loro qui.
Minari rappresenta il punto di incontro fra questi due modi di concepire il jazz ed è un album piacevole da ascoltare, vario e stratificato ma che non vuole strafare.
È uno di quei dischi che ascolti e te la fa prendere bene. Non ci sono eccessi, solo un mood rilassato e presobene che cattura l’attenzione e trasporta allegramente l’ascoltatore lungo le 12 tracce.
Anche in questo caso non sto a consigliarvi un brano perché ‘ste cose vanno sentite per intero. Anche perché sennò che gusto c’è?
Layers - Khalab
Chiudo con Layers, l’ultimo lavoro di Khalab.
Raffaele Costantino, Khalab, è uno dei maggiori esponenti della scena musicale italiana all’estero e un divulgatore musicale, abbiamo parlato di lui nel nostro podcast. I suoi album vanno ad esplorare le radici della musica africana con un piglio a metà fra il jazz e l’elettronica. Layers non fa eccezione.
È un viaggio esplorativo nell’africana attraverso suoni elettronici, in questo caso cupi ed immersivi, con continui rimandi alla storia del jazz e della black music.
Un album figlio dell’Africa, quindi, ma anche di grandi collaborazioni, fra cui: Tenderlonious, Tommaso Cappellato, Alessia Obino, Gabin Dabire, Joshua Idehen e Clap!Clap!
Nonostante sia, di fatto, musica elettronica, lo sguardo è rivolto sempre al jazz. Tanto per capirsi, la prima traccia è un omaggio drone a Sun Ra.
Non è un disco facile, tant’è che anche fra di noi ha suscitato pareri contrastanti. Né tantomeno tranquillizza lo spirito. Le atmosfere, infatti, sono cupe e i brani sono volutamente ripetitivi e martellanti.
Potrebbe essere un disco uscito da Mordor se Sauron fosse stato appassionato di jazz.
Ma forse è anche per questo che mi è piaciuto.
Dategli un ascolto e fatemi sapere, ma soprattutto: quali sono i 3 dischi che vi hanno colpito di più nell’ultimo periodo?