Qui @protofra. Qualche giorno fa sulla pagina instagram ho fatto il passo più lungo della gamba pensando di essere capace, pensa te, di poter registrare un reel in cui parlo di un disco.
E quindi eccomi qua, sulla cara vecchia carta stamp… sì, insomma, qui a parlarvi di In Times New Roman.
Questo album segue, alla distanza Verdeniana di 6 anni, Villains e chiude la trilogia iniziata con …Like Clockwork ormai 10 anni fa. Vi parlo di trilogia non perché mi piaccia fare lo splendido, ma perché gli stessi QOTSA hanno definito gli ultimi album in questi termini. Di fatti, guardando i titoli viene fuori: “…In times new roman villains [come] …like clockwork”.
Ma che dire, insomma, su questo disco? Ci sono diverse cose ma parto con quella più semplice: è bello. È bello e sono contento che Josh Homme sia tornato. Ne sentivo la mancanza e credo che il ritorno della sua band sia un toccasana per tutta la musica in generale.
In Times New Roman è un disco incazzato, profondo anche nei temi, ma che non si discosta poi più di tanto dai precedenti: non aspettatevi di ritrovare lo stoner. Mentre i riferimenti sessuali e tutto il resto, quelli sì ci sono ancora.
La verità è che il buon Josh negli ultimi anni ha passato un sacco di noie, da quelle legali con la moglie a quelle di salute per via di un cancro, fino a quelle legate alla perdita di amici fra cui Mark Lanegan. Tutte cose che lo avevano portato quasi ad appendere la chitarra al chiodo.
Poi, però, come ha raccontato lui stesso qui, qualcosa è cambiato ed eccoci qua con In Times New Roman.
E che sia cambiato qualcosa, in effetti, si nota molto bene nel disco. C’è tanto di Homme in questo album, non lo nasconde nemmeno lui.
We'll never get back to where we were
Stare into oblivion, oh, it hurts
(Negative Space)When there's nothing I can do
Accept, enjoy the view
When there's nothing I can do
I smile
(Carnavoyeur)So you're made to parade with the mess you made?
Well, float away
If I followed you, I'd be lost too, that can never be
(Made to Parade)
Ci sono, però, le solite chitarre distorte e ‘briache che tanto ci piacciono, così come ci sono canzoni dannatamente immediate e praticamente pop, che si alternano ad altre più oscure e complesse.
Per farvi un’idea di tutto quello che c’è nel disco vi consiglio un’ordine di ascolto:
ObsceneryStraight Jacket FinningPaper Machete
Poi passate a tutto il resto. Vi sentirete un po’ a casa, assicurato.
Al diavolo l’ordine d’ascolto e i singoli brani: questo disco va ascoltato tutto. Dalla prima all’ultima canzone. Più volte al dì, se possibile.
Ah: la parte finale dell’ultima canzone è palesemente Lieve, in acustico, la versione dei CSI; circa. E va bene così.
Chiudo, restate sintonizzate e sintonizzati perché stiamo lavorando su un po’ di cose belle belle.
Peace!