Oggi vi condivido le mie ultime fisse musicali, sperando diventino anche le vostre.
Questi album, pur essendo diversi per luoghi, tempi e stili, sono tutti accomunati da un unico aspetto: sono imaginifici. Ognuno di questi dischi, infatti, attraverso i brani che li compongono, crea delle immagini e porta la nostra mente in viaggio.
Quindi, fasten your seatbelts e iniziamo.
Hijos Del Sol - Hermanos Gutiérrez
Parto con il disco che sto ascoltando di più fra i tre: Hijos Del Sol. Questo album è uscito nel 2020 ed è il quarto lavoro degli Hermanos Gutiérrez, due fratelli, entrambi chitarristi, di origine sudamericana: Alejandro ed Estevan Gutiérrez.
Ho scoperto questo duo durante una delle mie scorribande su YouTube con il live al Tiny Desk. Un amore a primo ascolto che mi ha portato ad esplorare la loro discografia, finendo col macinare ascolti su ascolti, in particolare di Hijos Del Sol.
Come dicevo all’inizio, gli album che ho scelto per questa newsletter sono accomunati dall’essere imaginifici: ovvero riescono a creare delle immagini nella nostra mente. Ascoltando Hijos Del Sol, infatti, siamo catapultati in una dimensione western, arida ma allo stesso tempo soffice e conturbante.
Le due chitarre, vere protagoniste dei brani, si combinano in maniera magnifica: ogni nota è viva e trasmette alla mente una visione così definita da rendere superfluo lo sforzo di dover immaginare qualcosa.
È come ascoltare una foto. Ciò che sentiamo crea immediatamente un paesaggio, quasi per magia.
Mi rendo conto che quello che sto dicendo può suonare strambo e ossimorico, in fondo un suono non si può vedere, eppure fidatevi: è così.
Ascoltatelo ad occhi chiusi. Letteralmente.
All News is Good News - Surprise Chef
Passo ora a All News is Good News, il primo album della band australiana Surprise Chef.
In questo caso il paesaggio disegnato dalla band è diverso rispetto agli Hermanos Gutiérrez, ma il risultato è sempre lo stesso: schiacciando play verremo portati in un’altra dimensione.
L'album, infatti, ci conduce in un viaggio sonoro attraverso tracce strumentali che evocano l'atmosfera dei film di spionaggio degli anni '60 e '70, con chitarre distorte, Hammond, ritmi incalzanti ma anche meditativi e leggeri.
Le composizioni sono sofisticate e ben arrangiate e la produzione ricalca in maniera perfetta proprio lo stile e l’attitude di quell’immaginario cinematografico degli anni ‘70.
È un album complesso e variegato nel quale trovano spazio jazz, funk, soul e psichedelia.
Ascoltando All News is Good News ci troviamo immersi in suoni sporchi e analogici che rappresentano un mondo noir, fatto di investigazioni, misteri da risolvere, inseguimenti e trench coat. Manca solo una Alfa Romeo.
Godetevelo!
Casiopea - Casiopea
Passo ora all’ultimo del trittico: Casiopea di Casiopea, un disco strumentale jazz fusion pubblicato nel 1979. Rispetto agli altri, questo album è quello che crea le immagini più strane, particolari, ma che soprattutto lascia spazio ad una elaborazione soggettiva.
Casiopea segna l’inizio della carriera dell’omonima band, il cui nome si ispira alla costellazione Cassiopea, ed è considerato uno dei loro lavori più iconici. La formazione principale in quell'epoca comprendeva il chitarrista Issei Noro, il tastierista Minoru Mukaiya, il bassista Tetsuo Sakurai e il batterista Takashi Sasaki.
L'album è un esempio eccellente di jazz fusion: un mischione sonoro che combina elementi jazz con altre influenze, fra cui rock e funk. Casiopea è caratterizzato da complessi intrecci strumentali, ritmi incisivi, melodie accattivanti e improvvisazioni.
La chitarra, in particolare, è quella che più risalta all’interno dei brani, con alcuni assoli veramente spaziali, per restare in tema titolo e nome della band.
Nonostante il disco lasci molto spazio ai virtuosismi troviamo brani di varia natura che vanno da quelli più ritmati ed incalzanti, come quello di apertura, ad altri decisamente più rilassati e rilassanti.
Tornando alle immagini, come dicevo, il discorso è più complesso rispetto agli album su detti, e ho bisogno del vostro aiuto.
Io, ascoltandolo, mi sono ritrovato in un videogioco di corse di fine anni ‘90, uno dei primi con la grafica in 3D, fatto di gare pazze all’interno di scenari cittadini. Sono curioso, però, di sapere quali immagini ha suscitato nella vostra mente: scrivetelo qui nei commenti, oppure su Instagram.
In ogni caso, fatevi ‘sto tuffo negli anni ‘70: fa bene, fidatevi!
Peace!