Qualche settimana fa - troppe, me ne rendo conto - vi ho parlato dei miei album italiani preferiti degli anni ‘60, ‘70 e ‘80. Trovate tutto qui.
In quell’occasione avevo promesso - mannaggia a me! - di proseguire fino agli anni ‘10 del 2000. Quindi, senza ulteriori indugi: s’apra i’ dibattito.
Anni ‘90
Proprio come per gli anni ‘70, anche questo decennio è quello che mi ha dato più difficoltà. Sempre per gli stessi motivi: molta della mia musica preferita è stata pubblicata in quei dieci anni.
CSI, Marlene Kuntz, Verdena, Diaframma, Bluvertigo, Afterhours, Prozac+, Assalti Frontali, eccetera. Gli anni ‘90 hanno rappresentato, per l’Italia della musica indipendente, ciò che i ‘70 avevano già rappresentato per il cantautorato: un periodo di libertà, sperimentazione e, infine, successo.
Nonostante sia legato a molti dischi di questi anni, ce n’è uno che mi ha sempre catturato più degli altri: Catartica dei Marlene Kuntz.
Se volete saperne di più sui Marlene, vi rimando ad una nostra intervista a Cristiano Godano, frontman di MK.
Catartica esce nel 1994 ed è il primo album del Consorzio Produttori Indipendenti, etichetta discografica creata dai membri del Consorzio Suonatori Indipendenti. Esatto, proprio il C.S.I. di Gianni Maroccolo e compagnia cantante.
Dopo una prima fase in cui la band entra in contatto proprio con Maroccolo, che li aiuta nelle prime produzioni, MK decidono di autoprodursi e con l’aiuto di Marco Lega si mettono al lavoro sul loro primo disco: Catartica.
Una nota di colore per i toscani: Catartica, così come il primo Verdena, o gli stessi album del CSI, sono stati registrati presso lo Studio EMME a Calenzano, cittadina nella periferia fiorentina, non lontana dagli headquarters di SpinnIt.
Perché amo questo album? Perché è un disco che trasmette emozioni. È un album che arriva, per dirla come quelli bravi.
All’interno c’è tutto. Rumore, dolcezza, pathos, frenesia, e tutta un’altra gamma di cose che sarete voi a trovare. Sì, è un invito ad ascoltarlo.
La mia traccia preferita è Sonica.
Anni ‘00
Sono nato nel ‘94. Da piccoli c’è sempre qualcuno che ci instrada musicalmente. Nel mio caso è stato mio padre, che mi ha introdotto al cantautorato italiano e al progressive anni ‘70. Una volta presa coscienza, però, ho iniziato naturalmente a cercare la mia musica. Ed è proprio per questo che negli anni ‘00 ho scelto Verità Supposte di Caparezza.
Il buon Michele, infatti, è stato uno dei primi artisti a cui mi sono legato, di cui ho comprato io l’album. È stato anche il primo concerto che ho visto da solo. Insomma, è stato il mio primo vero artista che ho deciso di ascoltare in autonomia.
Tornando all’album, Verità Supposte è il secondo lavoro di Caparezza, esce nel 2003, ed è il disco che lo porta al successo. Tutti, e dico tutti, abbiamo sentito almeno una volta Fuori Dal Tunnel, no? Ecco.
È un album completo. Al suo interno troviamo, infatti, tutti i topoi della produzione di Capa: politica, temi sociali, cultura popolare, denunce di vario tipo alle brutture della società e ironia.
Tutto scritto in una maniera nuova e diversa che lo pone fin da subito in una categoria a sé stante nel panorama rap ed hip hop italiano. Categoria in cui è praticamente da solo da allora.
Difficile scegliere la mia preferita, visto quanto l’ho ascoltato e quanto ci sono legato, ma ci provo e dico Limiti.
Anni ‘10
Semplicemente due dei dischi più belli della storia della musica italiana. E, senza dubbio, i due più belli dal 2000 ad oggi.
Chiudo, perché tutto il resto sarebbe superfluo.
Seguiteci su instagram e preparatevi perché quest’anno torna il podcast. E ci saranno un po’ di novità a riguardo.
Peace!